Dopo gli aggiornamenti in ambito immobiliare parliamo degli sviluppi in ambito lavorativo. Tentato ambito lavorativo diciamo così. Visto che qua la disoccupazione si protrae in maniera esasperante. Almeno non ho passato tutti i giorni a rigirarmi i pollici. Oltre ai München Reportage e altri minijobs fai da te con cui occupo le mie giornate, due mattine le ho passate a sudare freddo sostenendo ben due, e sottolineo due, colloqui di lavoro. Praticamente uno al mese. Incoraggiante.
Il primo sarebbe stato un lavoro per cui avrei dato anche un rene: sorvegliante in un noto castello. Cioè ditemi dove devo firmare, quando comincio e a posto. Fosse stato così facile: prima ci stava il colloquio. Mi tremavano le gambe, mi formicolavano le punta delle dita e anziché il cuore mi pulsava lo stomaco. Mi hanno fatto accomodare in un corridoietto angusto e non vi dico i piedi come tamburellavano sulle assi di legno. Mi chiamano, mi presentano tre omoni dall’aria cordiale, ma cazzuta e mi fanno sedere a un tavolo. Mi sentivo di nuovo all’orale della maturità, attorniato da professori pronti a sgamarti alla minima esitazione o imprecisione. Io però non ero del tutto impreparato. Avevo passato tutto il giorno prima a prepararmi il copione, a limare le frasi, a cercare i casi e i verbi giusti sul vocabolario, a prendere scioltezza con certe frasi complesse (insomma ero tornato indietro alle ore di conversazioni al liceo, a quei 15 minuti canonici di esposizione a pappagallo del tal monumento davanti a tutta la classe). Ok improvvisare, ma anche un filo di preparazione previa per far impressione. Cominciano a mitragliarmi di domande. Stranamente capisco tutto e rispondo fluente (ma dove cavolo si era nascosto fino ad ora sto tedesco????), mi stampo un sorriso ebete e sorrido a ogni virgola, a ogni punto e a capo. Poi arrivano le domande comico-serie:
"Ha debiti?" No.
"È iscritto a partiti neonazi?" No.
"Ha reati pendenti contro di lei?" NO!!
"Ha mai lavorato per la Stasi?" Ehm no, sono nato l’anno prima della caduta del muro…
"Gode di solida liquidità?" Si. "Ah ecco, vorremmo assicurarci che in caso di necessità lei non rubi dalla cassa." Anche se fosse certo non ve lo vengo a dire! Pirla tutti e tre…
Poi incalzano con la parte tecnica: questi sarebbero i suoi compiti bla bla bla. Ok no problem. E ora un piccolo test per lei. Che????? Mi traduca in inglese queste indicazioni. o_O Inglese?? Che cos’è l’inglese? Ma non si stava parlando in tedesco?? Crisi. Sono andato in panico. Il mio cervello è andato in pausa cesso e ha impostato la segreteria telefonica, in tedesco. In testa grilli impazziti frinivano a tutto spiano. Scena muta: altra scena topica delle reminescenze da liceo. Come mandare a prostitute un intero colloquio con stile. Data l’impasse e il respiro da iperventilazione i signori mi han invitato a tradurre in italiano. Ah si, l’italiano. Forse quello me lo ricordo. Biascico un paio di frasi nella lingua madre (che a posteriori potevo anche elencare le verdure per la cena che tanto che ne sapevano quelli di italiano???) e poco a poco comincio a ricordare vagamente left and right, turn to, and then… Rutti involontari in lingua albionica. Nel frattempo la parte sana del mio cervello si stava già scavando la buca in cui nascondersi data la colossale figura di escremento fatta. Ancora cinque minuti di formalità e poi arrivederci. Non credo di essermi mai dato del cretino così tante volte al secondo come in quell’occasione.
Il secondo colloquio l’ho sostenuto schiacciato tra una pianta e la parete, puntellandomi coi gomiti su di un tavolinetto tondo. Cercando di restare in equilibrio precario tra la granugola di domande che mi piovevano addosso e il fuoco di sbarramento delle mie risposte nelle retrovie.
"Tra maggio e giugno dov’è stato lei? Perché non ha fatti colloqui in questo arco di tempo?" Ehm ero a casa, in Italia. Sa, presentare le carte del tirocinio, visite oculistiche di routine in ospedale…
"Cosa fa qua a Monaco?" Secondo te? Raccolgo banane per strade! Cerco lavoro, cosa vuoi che faccia qua!!
"Il suo tedesco è molto buono, ma non raffinato. Da quanto tempo è qua?" Più o meno 8 mesi. Grugnito passivo-aggressivo di presa visione. "Dovrebbe praticarlo un po’ di più sa, farsi amici, cercare di parlarlo tutto il giorno. Perfezionarlo." Eh certo, come se raccattare amicizie teutoniche fosse facile. Mi metto all’angolo della strada e invito il primo che passa a berci uno Spritz.
Al che io cominciavo a scocciarmi e volevo dirle che se non era interessata tanto valeva me lo dicesse e ci risparmiassimo la pantomima, quando comincia a scarabocchiarmi il curriculum.
"No così non va, qui non si capisce, accorciamo che non interessa a nessuno. Le consiglio di riscriverlo."
Non sapevo se sentirmi stupido, ingenuo o offeso. Credo un misto di tutti e tre. Tanto ormai era chiaro che il lavoro non me lo avrebbe dato neanche sotto tortura e che eravamo entrambi li solo per uno stupido pro forma. Passano altri dieci minuti e finalmente si decide a dare un taglio alla farsa dicendo che se fosse venuto buono un posto adatto a me si sarebbe fatta viva. Si, come no. Ciao bella grazie a te.
Dopo questa batosta avevo bisogno di respirare aria, di ossigenare il cervello, di andare in un posto in cui riflettere e trovare la pace dei sensi. E qui inserisco un quiz per voi lettori. Dove sono andato a cercare pace?! Essendo la risposta, credo, alquanto facile, ve la incasino chiedendovi in aggiunta, in quale punto esatto del luogo misterioso sono andato a decomprimermi il cervello??! Il lettore che indovinerà entrambe le risposte vincerà qualcosa di speciale. Curiosi? Non vi resta che partecipare!!